In viaggio con una missione. Dalla Liguria alla Toscana nella natura più selvaggia.

Un viaggio che parte dalla Liguria e dal mare di Genova. Un cammino lungo e difficile per Zambo e Tobia, il cane che era di suo padre, o meglio, che aveva scelto suo padre come padrone e per cui lui prova forse affetto, non amore, per riportare in Maremma, in un podere sul Monte Labbro che il padre gli ha lasciato, una pistola appartenuta a quel genitore ormai non più in vita. 

Questa è la storia raccontata da Matteo Caccia in Il silenzio coprì le sue tracce, che esce oggi per la casa editrice Baldini&Castoldi.

L’autore, autore e conduttore radiofonico che di storie ne ha raccolte molte, per mestiere e per passione, ci parla di Pietro Zambelli, Zambo appunto, dell’allontanamento dalla città per addentrarsi nella natura, quella più dura, selvaggia, quella popolata dai lupi.

Il padre di Pietro era un ex partigiano poi entrato in politica, per tutti era il Comandante. Di sua madre non sa praticamente nulla.  Per la famiglia di Zambo le case non sono mai state particolarmente importanti, così come le cose. Ogni volta che traslocavano, di città in città, il Comandante portava con sé poche cose, come se dovesse partire per una semplice vacanza. Ma c’è quella pistola, quella che Zambo ha promesso di riportare in Toscana e che non toglie mai dallo zaino, ma che ad un tratto non trova più. Chi l’ha presa?

Durante il suo viaggio Zambo incontra diverse persone, qualcuno gli da ospitalità, famiglie composte da personaggi più o meno socievoli e particolari, come Agnese, che ad un tratto sparisce. La sua famiglia la cerca, e così anche lui.

C’è poi Dindon, vecchio amico di suo padre, che gli racconta delle montagne, della vita lì, immersi nel nulla, gli parla dei pastori, e dei lupi.

Soprattutto di uno, protagonista de Il silenzio coprì le sue tracce, che in realtà è un ibrido tra un lupo e un cane,  che si è staccato dal suo branco e vaga solitario mietendo vittime tra le greggi. Tutti gli danno la caccia. I lupi hanno ripopolato la zona dopo esser stati  sulla via dell’estinzione,  non vogliono farsi vedere dall’uomo, non vogliono la civiltà.

La città nel libro di Matteo Caccia si allontana sempre più. Così come Pietro con Tobia abbandona tutto in favore della natura estrema, così questa si riprende i suoi spazi, e il lupo traccia man mano questa via. 

Tra uomo e animali il comune denominatore qui è la ricerca dell’identità, delle origini: i percorsi di Zambo e del lupo sono e devono essere solitari. Tra valli e villaggi abbandonati  dell’Appennino scorrendo le pagine scopriamo un mondo che non conosciamo più ma che molti vogliono ritrovare.

Un tema attuale, quello della riscoperta della vita semplice nella natura quando tecnologia e frenesia sono forse diventate troppo per l’essere umano, narrato da Caccia in maniera del tutto originale. Non c’è poesia, c’è molta realtà: “La favola de ritorno alla natura è una enorme cazzata inventata da chi non la conosce davvero. Questo posto può diventare un inferno e lo fa nel silenzio della neve che cade”.

La natura è una sorta di specchio dell’ animo umano. Cercare la libertà e ritrovarsi è una cosa molto complessa.

Matteo Caccia

Il silenzio coprì le sue tracce

Badini&Castoldi

Pagine: 189

Prezzo: 16,00 euro

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