Tra Sudan, Inghilterra e Scozia, la storia di Mhairi. Il confine.

La scrittrice inglese Nicky Singer torna con un libro che racconta una realtà che non considera distopica, tutt’altro. Basandosi su temi d’estrema attualità come l’inquinamento, l’immigrazione, e tutto quello che inevitabilmente coinvolge i rapporti umani, Il confine ( DeA Planeta) racconta la travagliata storia, ambientata in un futuro non troppo lontano,  di Mhairi Anne Bain, tra la Scozia, il Sudan, l’Inghilterra: una lotta per tornare a casa, dalla nonna, perché Mhairi ha dovuto prendere la sua strada senza il padre e la madre, sola, con una pistola senza munizioni e un documento d’identità che mostra i suoi quattordici anni, età a cui nessuno crede, perché sembra più grande. Mhairi non si fida di nessuno, ovviamente, va avanti per la sua, faticosa, strada, tra il rischio di essere catturata e deportata e la speranza di tornare ad una vita che tale si possa considerare. Sulla via, però, incontra un bambino, di pelle scura e coperta di polvere, magro e con gli occhi neri come due buche. Il ragazzino non parla, ma è evidente che sia solo. Mhairi non può, non riesce a fare a meno di aiutarlo, di portarlo con sé, anche se conosce il rischio di portare in Scozia un clandestino, perché lui i documenti non li ha.

Parlando con Nicky Singer a proposito del suo romanzo  arriva forte il bisogno, l’urgenza di parlare di problemi come il cambiamento climatico, dell’importanza del messaggio di Greta Thunberg e della fiducia nei giovani e della fortuna di avere una cosa chiamata hashtag, che può portare un messaggio ovunque, coinvolgere milioni di persone.

Intervista :

Il messaggio del tuo libro viene portato attraverso temi molto attuali portati all’eccesso.

Non credo che sia portato all’eccesso, tra trent’anni il mondo potrebbe presentarsi esattamente come si presenta nel  libro.

Un concetto ,molto importante e portato avanti per tutto il tuo romanzo è quello del “tempo”: veloce, lento, profondo, sospeso.

Amo il tempo. Amo il fatto che non sia lineare anche se spesso viene presentato così. Nel romanzo si parla di come si costruisce la memoria, Mhairi passa in fondo solo tre settimane in compagnia del ragazzino, ma costruiscono qualcosa insieme. Quindi non è importante il tempo considerato come giorni o anni, ma come quello che passiamo e condividiamo con qualcuno.

Parliamo di Mhairi, una ragazzina che forse dimostra fisicamente più della sua età, ma soprattutto è una giovane donna che suo malgrado deve crescere ed essere più matura della sua età, per via della sua storia, di ciò che le succede. Non vorrebbe legarsi a nessuno, eppure quando incontra il ragazzino “decide” che lui deve essere qualcuno per lei, non può essere indifferente.

Innanzitutto c’è un aspetto di realismo in questo: rifugiati e immigrati spesso vengono accusati  di essere più vecchi di quello che sono in realtà, perché i governi hanno obblighi di difesa verso i minori che verso gli adulti non hanno, non hanno più obblighi. Inoltre quando avevo quattordici anni, eravamo cinque fratelli e mio padre è morto in maniera improvvisa. E’ quindi vero, anche io sono dovuta crescere in maniera inaspettata, prima del tempo. Inizialmente Mhairi prova a lasciarsi il ragazzino alle spalle perché sa che sarà più facile raggiungere la salvezza da sola. Ma quando si rende conto che lui la segue, vuole stare con lei, vede la resilienza, e anche quello che lei stessa è stata. Anchw per questo capisce di non poterlo abbandonare.

Mahiri , quando rivede la nonna, le dice che i suoi genitori torneranno, che stanno bene, pur sapendo che non è così, lei stessa ha visto il padre cadere, morente. E’ una cosa che non racconta solo alla nonna, ma anche a se stessa, come se rifiutasse la cosa, come se non pensarlo e non saperlo fosse meglio, un’ancora di salvezza.

Si è una bugia che racconta a sua nonna e a se stessa. C’è anche un parallelismo con quanto accade in una scena al bambino, quando vede una donna che gli ricorda la madre, la segue, anche se sa benissimo che la madre è morta, ma simultaneamente una parte del suo cervello non può fare a meno di sperare, credere che quella sia realmente la mamma. Anche a me è successo quando è morta mia madre: indossava sempre un  tremendo cappottino grigio per portare fuori il cane, e ogni volta che vedevo donne con un cappotto simile pensavo sempre fossero mia madre, pur sapendo benissimo che non poteva essere così.

Quanto c’è di tuo nella tua protagonista?

In realtà Mhairi ha molto a che fare con mia madre, ma l’ho capito solo dopo aver finito il libro. Mia madre era scozzese, decisa, convinta, resiliente, attaccata al suo paese, e così è Mahiri, con il suo paese natale. Soprattutto il coraggio è qualcosa che appartiene a tutte due. Anche se Mhairi non se ne rende conto. 

Il confine è un romanzo inevitabilmente duro, che però lascia intravedere una speranza in un mondo colmo di questioni troppo urgenti. Tutto può partire solo dagli esseri umani.

Nicky Singer

Il confine

DeA Planeta

Pagine: 368

Prezzo: 18,00 euro

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