Letti a Letto

I consigli del libraio. A giugno c’e’ Laura Busnelli della Libreria Cultora, Milano.

La Libreria Cultora Milano nasce dall’omonimo quotidiano online di informazione culturale Cultora e riprende il format della Libreria Cultora Roma, nata nel 2015. Ha aperto nel giugno 2017 ed è specializzata in libreria indipendente, oltre a essere uno spazio eventi gratuito. L’obiettivo è creare una comunità di scrittori, lettori ed editori, che ruoti attorno a librai “vecchio stampo”, capaci di consigliare anche libri diversi da quelli che vanno per la maggiore. I soci titolari sono Laura Busnelli e Francesco Giubilei, adiuvati da Francesco Zamboni e Matteo Facchini. L’arredamento è sobrio, con un angolo lettura dove poter sfogliare i libri in santa pace, bevendo un caffè o un tè rigorosamente offerti. Non si vendono major ma si dà la precedenza a proposte più in linea con la “bibliodiversità”. Non è snobismo – vi si trovano pure manuali di cucina regionale – ma fiducia cieca in una prova di “resistenza civile”.
Da quest’anno Cultora è  libreria votante al Premio Bancarella.
 
I tre libri consigliati da Laura:

 
Buonasera Signora Luna – Donatella Bignardi (Historica Edizioni)
 
Il libro di esordio di Donatella Bignardi, sorella della ben più nota Daria, è stato appena pubblicato da Historica Edizioni e si appresta a diventare il libro da leggere nell’estate 2018. A sei anni dal terremoto, vissuto come uno spartiacque della sua vita, l’autrice rievoca i suoi legami famigliari.
“Nel maggio del 2012 Ferrara è stata colpita da due violente scosse di terremoto. La mia casa è stata dichiarata inagibile e mi sono trasferita altrove. Trascorsi tre anni e terminati i lavori antisismici avrei potuto ritornarvi, ma qualcosa lo impediva: inventavo scuse a cui io stessa credevo. Ero andata in pensione proprio nei giorni del terremoto; quella coincidenza ha trasformato la mia vita. Il brusco cambiamento, il tempo che prima non avevo hanno creato il movimento della mia memoria. La ricerca dei motivi dell’incapacità di tornare a casa e il timore di perdere anche il passato hanno dato il via alla scrittura, tra passato e presente. Accanto alle vicende della mia vita e della mia famiglia scorre la storia degli ultimi sessant’anni, il cambiamento del mondo. Oltre alla passione per i ricordi c’è il mio amore per la natura, gli animali, l’arte e la musica. E per Ferrara, che ho amato di più dopo il terremoto. Ferita come e più di me.”
Dopo tre anni di lontananza dalla sua casa dichiarata inagibile a causa di quello che lei definisce il Vermone, anni in cui l’abitazione viene sottoposta a parecchi lavori di ristrutturazione, Donatella è di fronte a un bivio: continuare a rimandare il rientro perché bloccata dalla paura di rivivere la catastrofe oppure farsi coraggio e tornare. La paura però è davvero paralizzante perché Donatella teme più di ogni altra cosa di sentirsi a disagio tra le sue mura domestiche messe comunque in sicurezza, e, soprattutto, di dimenticare il passato.
Rievocando fatti e persone, l’autrice compie un vero e proprio viaggio storicamente molto contestualizzato a ritroso nella sua infanzia, nella sua giovinezza e nella sua maturità, restituendo un racconto vivido e nostalgico della sua vita. Il titolo è un omaggio alla nonna e alle sue filastrocche. “Ma la più bella per me era Buonasera Signora Luna. Queste tre parole dovevano essere ripetute per tre volte di seguito, trattenendo il respiro, mentre si faceva un inchino rivolti verso la luna piena, esprimendo un desiderio che doveva rimanere segreto.” La colonna sonora che fa da sottofondo alle pagine è elencata in fondo al libro, e per ogni brano sono riportati aneddoti e informazioni. Vale la pena di cercare i singoli brani e ascoltarli mentre si legge. Un libro nostalgico che insegna che superare i propri blocchi, o almeno cercare di farlo, permette di far pace con le proprie paure e di vivere il presente con l’emozione che il passato ci ha saputo donare, nonostante tutto.
 
 
 
Dal tuo terrazzo si vede casa mia  – Elvis Malaj (Racconti edizioni) 
 
Il libro di esordio di Elvis Malaj racconta essenzialmente lo smarrimento, l’inadeguatezza e il disagio di fronte alla società. Si tratta di una raccolta di dodici racconti (come si evince già dal suo nome, la casa editrice indipendente pubblica solo short stories) scritti in una prosa che sembra semplice senza esserla.
Malaj è il primo autore italiano di Racconti. Di origine albanese, vive in Italia da quando aveva quindici anni e dell’Italia scrive con gli occhi (e il cuore) di chi è arrivato da un altro paese. Non usa però toni nostalgici o vittimistici quando racconta episodi intrisi di pregiudizi e discriminazione. I suoi sono racconti ironici e crudi, amari e introspettivi, ma sempre originali e in bilico tra realtà e fantasia. Le storie hanno tutte un finale inaspettato e spesso spiazzante. E qui sta l’abilità dello scrittore, il sorprenderci, anche nel violare i tabù: “Il razzismo non esiste. E siccome non ci credo, col razzismo non ho mai avuto problemi.”
«Abito dall’altra parte della piazzetta, dal tuo terrazzo si vede casa mia.» Veronica lo guardò per un attimo senza capire. 
«E quindi?»
«Siamo la famiglia di albanesi che si sono trasferiti qui qualche anno fa, ci conoscono tutti nel quartiere.»
«Il fatto che sei albanese dovrebbe rassicurarmi?»
«Ma sei razzista?»
«Dammi pure della razzista, ma se mi ritrovo in casa un albanese armato di coltello di sicuro non penso che sia un benefattore.»
 
Un debutto promettente.
 
 
L’alfabeto di fuoco – Ben Marcus (Black Coffee)
 
«Ben Marcus appartiene a una categoria di scrittori molto rara: quella necessaria» – Jonathan Safran Foer
«Ben Marcus è un genio, uno scrittore fra i più coraggiosi, sagaci e moralmente impegnati che abbia mai letto. La sua opera fa davvero la differenza» – George Saunders
Con due giudizi così di due degli autori americani contemporanei più rilevanti non si può proprio non leggere questo romanzo, tra il distopico, l’horror e la filosofia. Del 2012, è stato portato in Italia da una delle più interessanti case editrici indipendenti nostrane, la Black Coffee, specializzata nella letteratura nordamericana contemporanea. Pubblica autori esordienti, voci fuori dal coro e opere inedite ingiustamente dimenticate.
Ben Marcus, insegnante di scrittura creativa alla Columbia University School of the Arts, indaga sul potere tossico della parola che distrugge gli esseri umani.
“Le parole uccidono. E non solo in senso metaforico. In un’America apocalittica si è diffusa una piaga mortale: inizialmente solo i bambini sembrano portatori sani di questa malattia che colpisce gli adulti, li fa ammalare, avvizzire e infine morire, ma con l’andare del tempo si scopre che tutta la comunicazione – parlata, scritta, mimata – è nociva. Sam e Claire, giovani genitori, si rifiutano di accettare che lo stato di letargia e malessere in cui sono precipitati sia causato dalle parole di fuoco della figlia adolescente, Esther, ma si trovano infine costretti ad accettare che l’unica via di salvezza sia allontanarsi da lei e mettersi in viaggio. Abbandonarla, però, non è così semplice. La sera della partenza Claire scompare misteriosamente e Sam, deciso a trovare una cura alla tossicità del linguaggio, intraprende un percorso solitario in un mondo sconosciuto nel tentativo di salvare la sua famiglia.”
Attraverso una inventata ma credibilissima rete di riferimenti religiosi (Sam è un ebreo ricostruzionista), filosofici e letterari, in un’America in cui non esistono né cellulari né tablet, Marcus fa riflettere anche su cosa significhi essere genitori, quando per salvarsi è necessario abbandonare i propri figli a loro stessi e inventare un nuovo alfabeto per poter comunicare.
Il suo messaggio è che le parole molto spesso non dicono niente, sono futili e vane fino a diventare letali. Sarebbe quindi meglio stare in silenzio, che sa parlare sempre, anche attraverso le cose non dette.
 
Libreria Cultora: Via Alfonso Lamarmora, 24 – Milano 

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