Ed è da qui che Vargas trasporta il suo lettore nella storia con più risvolti psicologici che abbia mai scritto.
Il fatto che i decessi riguardino due uomini avanti con l’età fa solamente pensare ad una fatalità, piuttosto l’attenzione pubblica, specie sui social, si concentra sul fatto che il veleno del ragno, che normalmente non potrebbe portare alla morte, abbia subito delle mutazioni. Ma nella testa di Adamsberg si fanno spazio piuttosto velocemente delle idee, anzi non proprio delle idee, delle bolle, anzi dei proto- pensieri. Le sue intuizioni faticano a stare al passo con la sua mente, eppure quelle morti per lui non sono affatto accidentali, si tratta di omicidi.
Con l’aiuto della sua squadra, già noti grazie ai precedenti romanzi di Fred Vargas, Jean – Baptiste Adamsberg riesce a mettere insieme il puzzle, composto da fatti attuali, ricordi ed episodi del passato. Tutti i componenti del tredicesimo Arrondissement gli sono accanto e seguono costanti i loro pensieri. Tutti eccetto Danglard, con cui peraltro il Commissario ha già avuto scontri in passato.
Le morti si moltiplicano e tutti i deceduti sembrano conoscersi in un modo o nell’altro. Ma non è possibile che un animaletto abbia provocato tutto questo. Piano piano reclusa diventa un nome dal significato più ampio, e per Adamsberg sarà necessario far riemergere la propria infanzia dimenticata per capire cosa stia succedendo.
Fred Vargas
Il morso della reclusa
Traduzione di Margherita Botto
Einaudi Stile Libero Big
Pagine: 432
Prezzo: 20,00 euro