La sfortuna di Betty, che non invecchia più.

E’ sogno di molti non invecchiare mai nell’aspetto, sembrare sempre giovani con l’idea di non veder sfuggire la bellezza. Ma se fosse possibile, non vedere le prime rughe, i primi capelli bianchi, la pelle non più tonica, sarebbe davvero una conquista?

Attorno a questo tema gira il romanzo di Grégoire Delacourt, La donna che non invecchiava più ( DeA Planeta ): una giovane ragazza francese, nata negli anni ’50, che appena adolescente perde la madre in un incidente, e che si ritrova a vivere col padre privo di una gamba persa in Algeria che ogni tanto prende le sembianze di Long John Silver parlando di mari lontani e tesori.

Betty, questo il nome della protagonista del romanzo, soffrirà per tutta la vita per la mancanza di quella madre scomparsa appena trentenne, nel fiore degli anni, bellissima. Ma andrà avanti, almeno sino ai suoi, di trent’anni. A quel punto Betty smetterà di invecchiare.

Sposata con un disegnatore di mobili, Andrè, artista e visionario che vorrà inseguire i suoi sogni per sempre, e con un bambino di nome Sebastian, Betty si alzerà ogni mattina, sino ai sessant’anni, dello stesso identico aspetto.

Mentre gli altri intorno a lei invecchieranno normalmente, mentre le donne la guarderanno con sospetto e alcune con molta invidia sino alla malignità, Betty sarà per sempre giovane e bella come sua madre, con le gambe sottili e pallide. Ci sono persone che non invecchiano mai perché se ne sono andate troppo presto. Ci sono quelle che invecchiano senza patemi, perché sono troppo impegnate a godersi la vita. Ci sono quelle disposte a tutto pur di apparire più magre, più sexy, pur di negare l’ineluttabile e restare aggrappate a ciò che il tempo si ostina a volerci strappare. Poi c’è Betty. Che mentre tutti quanti le diranno “quanto sei fortunata, non ti rendi conto?”, sentirà la sua vita fermarsi mentre il resto del mondo va avanti. Diventerà la figlia di suo marito, la fidanzata di suo figlio.

Una condanna che la farà sentire sola, e la lascerà sola, almeno per qualche tempo, sino ad una decisione incredibile. Betty non sa cosa accada al suo corpo che esternamente non subisce mutazioni di alcun tipo. Nemmeno i medici possono dare una spiegazione al  bizzarro e unico fenomeno.

Una storia simile si era già vista nel 2015 sul grande schermo in Adaline, l’eterna giovinezza, film in cui una Blake Lively protagonista  rimane giovane come Betty,  per così tanti anni da poter diventare cavia della medicina, condannata anche lei alla fuga costante perché nessuno noti la sua costante gioventù, e così inevitabilmente alla solitudine.

Delacourt  però ci racconta in maniera profonda e dettagliata  di una giovinezza che non è benedizione ma mancanza di passato, di ricordi, di segni che su un volto raccontano le passioni e il carattere. Con una scrittura poetica e scorrevole, che commuove e fa riflettere, l’autore, con voce femminile, porta alla luce una storia unica, un tabù dei nostri tempi. La vecchiaia come cosa dalla quale fuggire a tutti i costi, perché pensiamo che le persone ci guarderanno in maniera diversa e sempre meno. Ma è davvero così? Oppure la vecchiaia, tanto bistrattata, è una vittoria?

Grégoire Delacourt

La donna che non invecchiava più

Traduzione di Tania Spagnoli

DeA Planeta

Pagine: 199

Prezzo: 15,00 euro