La poesia, la follia, l’infanzia dura con la guerra in corso. Fa tutto parte del bagaglio di Alda Merini, la poetessa dei Navigli, tanto cara non solo ai milanesi ma a tutti gli italiani che possono godere ogni giorno delle sue opere. Ma come sono nati i suoi scritti? Lo racconta in maniera altrettanto poetica Vincenza Alfano in un libro edito da Giulio Perrone intitolato Perché ti ho perduto. Una biografia liberamente ispirata in cui fa capolino, prendendosi poi la scena, l’amore.
Alda Merini era una voce libera, non amava e non sottostava ai compromessi: non ci stava, a seguire le regole. Rivelazione del Cenacolo di Giacomo Spagnoletti, Alda divenne l’amante di Giorgio Manganelli, sposato, con una famiglia, al quale aveva donato tutta sé stessa sapendo di andare incontro alla sofferenza, che svaniva però ad ogni loro incontro.
Alda ci ha provato, ad aggrapparsi al matrimonio, quello con Ettore Camiti con cui ha avuto quattro figlie, ma la normalità non ha mai fatto parte di ciò che era. Tutti la chiamavano folle, “Sono nata il ventuno a primavera ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse scatenar tempesta” sono righe che tutti conoscono, e lei alla follia si è abbandonata, incapace di sopportare quella che comunemente viene considerata normalità, opprimente, insopportabile.
Così la poesia è diventata una sopravvivenza, un modo per raccontare il suo di mondo.
Alda fu internata, attraverso un percorso di cadute e resurrezioni, ma in manicomio non è mai stata sola: c’era la sua amica Celeste, e c’era, naturalmente, il ricordo di Giorgio, l’uomo che un giorno le disse che avrebbe lasciato Milano per andare a Roma con la sua famiglia.
Vincenza Alfano ripercorre liberamente la vita di Alda, attraverso una trasfigurazione che sarà fantastica a tratti ma certamente realistica, raccontando così un’anima unica.
Vincenza Alfano
Perché ti ho perduto
Giulio Perrone Editore
Pagine: 143
Prezzo: 15,00 euro