Ci sono dolori che non si possono archiviare, che non smettono mai davvero di battere contro la coscienza come onde testarde. In Fatico a ricordare il tuo viso. E, ancora di più, la tua voce (La Nave di Teseo), Giuseppe Cesaro compie un viaggio dentro questo tipo di dolore: non per esorcizzarlo, ma per riconoscerlo, abitarlo, dargli una lingua. E in quel gesto così semplice, scrivere alla madre perduta, Cesaro riesce a trasformare un lutto personale in qualcosa che riguarda tutti. Non è solo la storia di un ragazzo che a diciassette anni perde sua madre, né il racconto di…
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