Una lettura perfetta per l’estate e per chi ama il giallo: è Omicidi all’acqua pazza di Umberto Cutulo ( Edizioni Clichy): un insieme di misteri dove, come il nome suggerisce, la cucina ha un ruolo importante.
Nella splendida cornice della Costiera Amalfitana, sul Fiordo di Furore, sorge un Hotel, l’Hotel Furore appunto, composto da poche stanze e un ristorante il cui Chef, anzi cuoco perché gli chef sono quelli che vanno in tv a mortificare concorrenti e amatori e lui non li sopporta, è Omero Sgueglia.
Omero da bambino veniva in vacanza proprio qui, insieme alla madre e al padre Rocco, professore di latino e greco al Liceo Torquato Tasso di Salerno: suo papà sperava allora che Omero avrebbe continuato a studiare, prendendo una laurea in materie umanistiche, ma il figlio era di indole insofferente, incostante. E così è anche adesso che è adulto, anche se grazie all’amico Giovanni ( proprietario dell’hotel e tifoso del Napoli tanto da dare alle stanze i nomi di ex giocatori della squadra partenopea; la più bella ovviamente porta il nome di Maradona) ha ritrovato la passione per la cucina, quella trasmessa dalla mamma. E così, da autodidatta, lavora ogni giorno dalla mattina alla sera, dalla colazione alla cena, ai fornelli del ristorante con terrazza, osservando i turisti e gli ospiti del Furore dalla cucina e facendosi dei film sulle loro vite. Ogni giorno, tranne il martedì, quando la cucina rimane chiusa.
Una mattina, una come tante dopo una serata passata ad osservare le coppie più o meno clandestine ai tavoli, il corpo di una donna viene trovato impiccato al ponte che scavalca il fiordo. La donna si chiamava Luisa, ed era una giovane donna, sposata a Federico Pellizzari, un uomo molto più grande di lei, brianzolo come lei, e con una certa idiosincrasia per i rapporti a lungo termine, specie i matrimoni, che tende a sfasciare per una nuova, giovane, fiamma.
La sera prima i due avevano litigato davanti a tutti, era evidente che ci fosse qualcosa che non andava. Tuttavia sembra che quello di Luisa non sia un suicidio, ma un omicidio. Primo sospettato, naturalmente, il marito, nel frattempo scappato e introvabile. Peccato che poi il suo corpo senza vita venga ritrovato nella sua auto, finita giù dai tornanti della Costiera.
Cosa è accaduto realmente?
Omero è un buon osservatore, e ha continue “punture di spilli”, delle sensazioni che lo infastidiscono fisicamente perché intuisce, è certo, che ci sia qualcosa che non quadra, che manchi un pezzo. Che probabilmente non è stato Pellizzari ad ammazzare la moglie e a trovare poi disgraziatamente la morte a sua volta mentre, tra l’altro, stava raggiungendo la sua amante che lo aspettava non lontano da Furore.
Il cuoco nato dalla mente di Cutolo diventa così parte importante nelle indagini condotte dal maresciallo Di Salvo, che, amando anch’egli la buona tavola, si ritrova a cercare risposte in compagnia di Omero proprio in cucina. I due sembrano talvolta scambiarsi i ruoli, insomma.
Tutto sembra però trovare una soluzione piuttosto semplice, nonostante ci si mettano anche credenze popolari, leggende e fantasmi, a rendere tutto più assurdo e incomprensibile, almeno fino a quando un’altra giovane, guarda caso sposata anche lei ad un signore ben più avanti con gli anni, viene trovata, impiccata con le stesse modalità di Luisa, esattamente nello stesso punto del ponte.
Difficile a questo punto trovare l’assassino, le due vittime non si conoscevano ma avevano in comune la storia del matrimonio con uomini più anziani, e, stranamente, la loro ultima cena: pezzogna all’acqua pazza.
Inizia così a farsi strada l’ipotesi del serial killer.
Ma Omero sente sempre gli spilli, e capisce che la soluzione è ben diversa da quella che vorrebbe vedere uno squilibrato mentale con manie di vendetta.
La soluzione c’è, ed è nell’ultima pagina del romanzo di Cutolo. Basta mettere insieme ogni pezzo, e tutto diviene chiaro agli occhi di Omero il cuoco, che non ama variazioni nella sua cucina fatta di pesce e verdure della Costiera, calde di sole e saporite.
Omicidi all’acqua pazza è un giallo appassionante e anche ironico. Sotto il sole possono accadere fatti incredibili, come quelli di cronaca nera che portano tanti turisti, perché si sa, il macabro richiama il turista che non vuole lasciarsi scappare l’opportunità di dire “io c’ero”, e magari finire davanti alle telecamere di un telegiornale.
Umberto Cutolo
Omicidi all’acqua pazza – I delitti della Costiera *1
Edizioni Clichy
Pagine: 328
Prezzo: 17,00 euro