In un susseguirsi di piani temporali due storie sembrano destinate a non incontrarsi, a vivere parallelamente. Ma non è così, qualcosa c’è, basta arrivare a comprenderlo, quel qualcosa.
Biancaneve nel novecento di Marilù Oliva ( Solferino), è un romanzo che provoca svariate sensazioni, molti sentimenti, dai più brutti e respingenti ai più belli, d’amore e tenerezza.
Da una parte incontriamo Bianca. Sono gli anni ottanta, a Bologna. Bianca cresce in una famiglia sgangherata, l’adorato padre Giovanni, uomo poco pratico, muore presto, lasciandola con Candi, sua madre, una madre che sembra non averla mai amata, anzi. Candi ha problemi con l’alcol, lavora in una situazione precaria, in qualche modo però va avanti, e così fa Bianca, abbandonata a sé stessa in una Bologna in cui la droga, specie l’eroina, sta portando via molte giovani vite, comprese quelle di alcuni suoi amici e conoscenti. Bianca non vive nelle favole, ma ci si rifugia, inventandone di nuove, reinventando quelle esistenti, immaginandosi un mondo tutto suo, fatto di parole e disegni che solo lei sa. La matrigna ha il volto di sua madre, anche se non sempre, e lei è Biancaneve, ma forse più scaltra. Continua a leggere