Sparire nel nulla senza lasciare traccia è un’impresa. Ci vuole studio, strategia, anche di più se sei una pittrice di fama internazionale che vive in un palazzo progettato dal bisnonno, in una clausura volontaria e in un mondo che ha già smesso di cercarti prima ancora che tu decida di scomparire. È quello che succede a Tina, artista schiva e geniale, svanita nel nulla dall’ultimo piano della Prora, un edificio torinese che sembra uscito da un racconto gotico sotto la Mole.

Le autorità archiviano in fretta la faccenda come allontanamento volontario. Troppo facile. Muriel Gallirossi, agente e amica di Tina, non ci sta, qualcosa non torna. Forse sono i quadri incompiuti, forse i silenzi, forse un presentimento. Di certo, decide di rivolgersi a Corso Bramard, ex commissario dal talento malinconico e dallo sguardo che non ha mai smesso di scavare.
Inizia così La donna della mansarda ( Einaudi), l’ultimo romanzo di Davide Longo, che torna con la coppia Bramard/Arcadipane per un’indagine torbida, elegante e a suo modo dolente. Un mistero sottile, che non grida ma sussurra, e che si nutre di ombre, arte, memoria, famiglie inquiete e uomini incapaci di dimenticare.