Non c’è un incarico, non c’è un distintivo: c’è solo un senso di urgenza che cresce, un richiamo a guardare in faccia ciò che tutti preferiscono ignorare. Tito non è un investigatore né un antieroe alla moda. È uno che inciampa nella verità e poi, una volta caduto, non riesce più a rialzarsi senza sporcarsi le mani.

Genova non è solo un’ambientazione, è un organismo con i suoi vicoli che diventano labirinti pieni di trappole e ricordi. E’ soprattutto la scrittura in prima persona a fare la differenza. Non c’è distanza, non c’è filtro, Il lettore entra nella mente di Tito, condivide il suo disagio, i suoi dubbi, il suo passato che bussa alla porta. E non è un passato neutro: c’è qualcosa che torna, che fa male, e che forse ha più legami con l’indagine di quanto sembri.
C’è una domanda implicita che attraversa tutto il romanzo: quanto siamo disposti a guardare davvero? Quanto vogliamo capire ciò che succede, anche quando ci tocca da vicino e ci mette a disagio?
Tito Laremi finisce per rappresentare una parte di noi: quella che preferirebbe non sapere, ma non può più far finta di niente.
Lorenzo Malvezzi
Vicoli oscuri
Fratelli Frilli Editori
Pagine: 240
Prezzo: 16,90 euro