Ci sono storie che scorrono via veloci e al contempo incastrano il lettore nelle loro pagine come in un labirinto. In La torre d’avorio di Paola Barbato ( Neri Pozza) un meccanismo oliato non lascia scampo.
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Mara Paladini, il cui vero nome è Mariele Pirovano, il nome che aveva prima di scontare la sua pena, ha costruito un’esistenza fatta di silenzi, scatoloni e distanza dal mondo. Eppure, non basta cambiare nome per cambiare destino.
Una macchia d’umidità, una porta che si apre. Questo basta per far precipitare tutto. E poi un cadavere, un veleno che lei conosce troppo bene, e un passato che si ostina a non volerla lasciare in pace.