Un incidente d’auto, numerose fratture che potevano portare alla morte. E’ ciò che accade al protagonista de Il peso della neve, romanzo di Christian Guay- Poliquin, autore del Quebec. Il romanzo, pubblicato in Italia da Marsilio, è un mix perfettamente riuscito tra guerra psicologica e il sottile limite umano di capire la libertà degli altri. Il giovane che conosciamo torna nel suo paese natale in seguito alla morte del padre, ma proprio in questa circostanza rimane vittima di un incidente che lo porta vicino alla morte, anche per via dell’impossibilità di essere trasportato in una struttura ospedaliera adeguata. Il paese in cui si trova è infatti molto piccolo, sepolto da svariati centimetri di neve e quasi disabitato per via di un black out che si protrae da giorni.
Le persone tentano in ogni modo la fuga per andare in città.
Anche l’anziano Matteo vorrebbe andarsene, ha promesso alla moglie malata che sarebbe tornato presto per stare con lei nei suoi ultimi giorni, e invece non ce la fa. Proprio a Matteo viene affidato il ragazzo infortunato. Così, nella veranda di una casa disabitata, con la vista sul paese e sulla neve, inizia la convivenza forzata dei due. Inizialmente il ragazzo, di cui l’autore non svela il nome, come in una condizione esistenziale in cui nemmeno lui sa più chi è, non parla. La sa voce non viene fuori per giorni, mentre Matteo spacca la legna, cucina, fa provviste, e tutto quanto possa tenerli in vita in attesa della fuga da quell’ostile paesaggio del Quebec. Continua a leggere