L’abbandono è qualcosa di straziante. Se non se ne comprende il motivo lo è ancora di più.
E una storia d’abbandono è quella raccontata da Donatella di Pietratonio in L’arminuta ( Einaudi): un romanzo potente, la storia di una ragazzina che un giorno, senza preavviso alcuno, viene portata da quello che aveva sempre conosciuto come suo padre a casa della vera madre.
Il paesaggio è quello abruzzese della metà degli anni ’70: quello di una bella casa con giardino dove la protagonista ha vissuto insieme a genitori benestanti che mai le avevano fatto mancare nulla, che di colpo si trasforma in un appartamento affollato da ragazzini che dormono tutti nella stessa stanza, figli di persone molto modeste, per cui lavorare è molto più importante del frequentare la scuola, anche perché non ci sono possibilità economiche.
Succedeva negli anni sessanta, in Abruzzo, che parenti si portassero via uno dei bambini che un padre e una madre non potevano permettersi di crescere. Non erano vere e proprie adozioni, avvenivano in famiglia, in questo caso da parte di una zia e suo marito.
Così, un giorno, dopo una vita dorata, arriva l’arminuta, “la ritornata” in dialetto, che si ritrova di fronte ad una porta che non ha mai visto, davanti ad una donna che non ha mai conosciuto prima: sua madre.
Nessuno le spiega cosa sia accaduto realmente, nessuno le vuole dire la verità. Perché quelli che erano sempre stati i suoi genitori l’hanno improvvisamente rinnegata? Perché l’hanno lasciata in un appartamento piccolo e buio in mezzo a persone sconosciute? Quella che l’arminuta pensava essere sua madre sembrava non stare bene negli ultimi tempi, ma non può essere questo il motivo del distacco, lei l’avrebbe aiutata, sarebbe sempre stata accanto alla mamma.
La protagonista del romanzo si sente, ed è, fuori posto. Solo due persone riescono a farle provare sentimenti che non siano negativi: Adriana, un po’ più giovane ma molto più pragmatica e saggia, che condivide il letto con lei “testa a piedi”, e Vincenzo, il più grande, che la osserva come fosse una donna e il cui comportamento la fa sentire irrequieta e nuovamente viva, in un contesto che la vede persa.
Donatella Di Pietrantonio ci fa entrare in un mondo di sentimenti e percezioni, racconta assenze e separazioni, ma anche amicizia e affetto. Narra le bugie e la paura della verità.
L’arminuta va alla ricerca del perché, non si arrende davanti alle menzogne che le fanno male. E la verità arriva, ad un tratto, dalla bocca della piccola Adriana. Non poteva essere diversamente.
Leggendo di questo quadro familiare che fa parte della recente storia del nostro paese si provano mille sensazioni differenti, ma la cosa in un certo modo sorprendente è che mancano due cose: odio e rassegnazione.
C’è lo spaesamento, l’impossibilità a comprendere, c’è ricerca, ma l’odio no. L’arminuta perde qualcosa di sé, ma trova altro.
Un romanzo che tratta diversi argomenti, dalla perdita all’amore, dalla maternità alle responsabilità di cui bisogna farsi carico. Il tutto in una storia che non può lasciare indifferenti.
Donatella Di Pietrantonio
L’arminuta
Einaudi
Pagine: 163
Prezzo: 17,50