Nelle narrazioni di cronaca nera, spesso l’attenzione è rivolta alle persone direttamente coinvolte, ma raramente si esplorano gli effetti profondi che questi eventi hanno su luoghi e comunità intere.
Donatella Di Pietrantonio, nel suo romanzo L’età fragile, pubblicato da Einaudi e vincitore del Premio Strega 2024, affronta proprio questo tema, mettendo in luce come la vergogna e il senso di colpa possano colpire chi sopravvive alle tragedie, influenzando l’identità collettiva di una comunità.
Di Pietrantonio racconta di Lucia, fisioterapista separata dal marito che, durante la pandemia, accoglie nuovamente a casa la figlia Amanda, tornata da Milano visibilmente cambiata e segnata da un qualcosa, un fatto mai realmente, mai totalmente dichiarato. Lucia vede, cerca di capire, ma non è facile, nemmeno trovare il giusto equilibrio tra interesse sincero e ficcare il naso.
Lucia deve anche confrontarsi con suo padre, un uomo burbero ma affettuoso a modo suo, che intende lasciarle in eredità un terreno ai piedi del Dente del Lupo, nel massiccio del Gran Sasso.