Le difficili relazioni familiari, gli screzi e gli abbandoni portano a silenzi che possono durare per sempre, alcuni rapporti rovinati non si aggiustano più. Ma c’è chi dice che non è mai troppo tardi, anche se quel tardi significa ritrovare qualcuno in punto di morte.
Domenico Boschis, il protagonista de Il silenzio della collina di Alessandro Perissinotto ( Mondadori) , sa cosa significa non avere più rapporti con un familiare, in questo caso il padre Bartolomeo, un uomo dispotico, a tratti violento, specie con la madre di Domenico, famoso attore di fiction che ha abbandonato la langa nei pressi di Alba, quella amata da Pavese e Fenoglio, dove ancora vive suo papà, per andare prima a Torino con la madre e il suo compagno, e poi a Roma.
Quando Domenico viene a sapere che il genitore è ricoverato in un Hospice, oramai giunto agli ultimi giorni di vita a causa di un tumore al cervello, decide di partire e andare a trovarlo. Non sapeva nulla Domenico, non che fosse malato, figuriamoci il fatto che oramai le sue ore fossero contate.
Quando arriva nelle Langhe trova un uomo ridotto pelle e ossa, incapace di parlare bene, ma a tratti ancora lucido: riesce così a fargli domande sul loro passato, quando ancora erano davvero padre e figlio, gli fa mangiare il gelato di cui è ghiotto, ma ogni volta la faccia del padre assume, tutto ad un tratto, un’espressione di terrore, profondo terrore, e le uniche parole che riesce a dire solo “la ragazza”. Continua a leggere